A partire dai 5-6 mesi da un punto di vista nutrizionale è opportuno l’introduzione degli alimenti complementari poiché a questa età il latte materno da solo è insufficiente a soddisfare i fabbisogni di alcuni minerali e vitamine. Per esempio il ferro nel latte materno diminuisce durante l’allattamento e i depositi epatici del bambino possono abbassarsi per cui bisogna integrare somministrando altri tipi di alimenti.

Un altro aspetto da considerare nell’introduzione dell’alimentazione complementare è quello educazionale poiché con questa fase iniziano le funzioni della masticazione e deglutizione dei cibi solidi.

Non è da trascurare nemmeno l’acquisizione di nuove importanti abitudini da parte del bambino. Chiaramente si dovrà adattare all’evoluzione psicomotoria del bambino.

Nell’introduzione graduale degli alimenti è importante osservare il bambino per capire se il cibo è ben tollerato. Per esempio molto si può capire dalle feci. Se esse sono chiare con odore acre oppure morbide, chiare e lucide oppure semiliquide, scure e con odore di putrefatto, è bene contattare senza allarmarsi troppo il pediatra di famiglia poiché il bimbo non sta digerendo bene alcuni alimenti.

Quali raccomandazioni durante la somministrazione degli alimenti?

Innanzitutto bisogna valutare tutta la condizione socio-culturale della famiglia, dell’attitudine dei genitori e del rapporto mamma-figlio nonché delle caratteristiche specifiche del bambino.

Si inizia con piccole quantità (uno o due cucchiaini) e lentamente si aumentano sia i cucchiaini offerti sia la varietà degli alimenti proposti.

L’introduzione di un nuovo alimento avverrà una volta stabilita la tolleranza al precedente. Nella velocità di introduzione si deve sì valutare la tolleranza, ma a mio parare è bene assecondare il bambino, la sua curiosità, ma anche il suo appetito e l’ambiente che lo circonda.

Per esempio un bambino che affronta lo svezzamento in una famiglia in cui ci siano già presenti altri bambini di solito è più motivato e incuriosito ad assaggiare ciò che c’è in tavola anche semplicemente per uno stimolo imitativo.

Andiamoci dietro tenendo chiaramente ben in mente la consistenza adeguata alla sua fase di maturazione di dentizione e deglutizione e alla sua maturazione digestiva.

A sei mesi di età, gli alimenti aggiuntivi non devono fornire più del 50% dell’energia. Fino all’età di circa un anno si apporteranno quantità sempre inferiori di latte materno o latte di formula. Meglio non scendere sotto i 500 ml/die.

nutrizione pediatrica

Gli alimenti più allergizzanti (uova, pomodoro, fragole…) dovrebbero essere introdotti fra gli ultimi. Soprattutto in presenza di una storia familiare di allergie.

Gli alimenti contenenti glutine non saranno introdotti prima dei quattro mesi e sarebbe consigliabile postporne l’assunzione fino ai sei mesi di età.

E’ opportuno durante i primi mesi di vita, evitare l’introduzione di cibi, quali ad esempio spinaci e rape, poiché ad alto contenuto di nitrati.

Durante lo svezzamento il bambino impara la regolarità dei pasti quindi bisogna educarlo a mangiare negli orari senza farlo mangiucchiare continuamente. Il rischio infatti è che giunga sazio al momento della pappa. Attenzione!

L’adulto decide cosa mangiare, ma il bambino stabilisce le quantità. In questa fascia di età infatti è assolutamente in grado di autoregolarsi con il senso di fame e sazietà per cui non bisogna costringerlo a mangiare più di quello di cui ha bisogna.

Magari perdurasse questo autoregolazione per tutta la vita, saremmo protetti dalla maggior parte della sovralimentazione a cui la nostra società è esposta.

E’ necessario educarlo ai sapori quindi dagli otto mesi in poi è bene dividere all’interno del piatto i diversi preparati evitando di mischiarli tutti insieme. In tal modo si abituerà a riconoscere i vari sapori distribuiti diversamente anche durante la giornata.

Per esempio la colazione avrà un sapore dolce, gli spuntini di frutta acido, mentre nel pranzo predominerà il sapore amaro delle verdure o salato della carne.

Non fermarsi alle repulsioni dei primi assaggi. Spesso non è legato al fatto che il sapore non è gradito, ma semplicemente il bimbo deve imparare a conoscerlo e abituarsi ad esso.

Durante lo svezzamento, prima di affermare che un alimento non è gradito il bambino dovrebbe assaggiarlo dalle 12 alle 15 volte. Normalmente noi mamme desistiamo molto prima!

Il bambino pian piano imparerà anche il piacere di condividere il cibo con la famiglia, appena gli orari lo permettono. Dal nostro modo di stare a tavolo e dal nostro rapporto con il cibo lui acquisirà il suo.

Per quanto riguarda lo schema specifico dell’introduzione degli alimenti va costruito sulle caratteristiche del bambino e della sua famiglia.

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