L’allattamento è una situazione fisiologica durante la quale aumentano le necessità nutrizionali della donna come conseguenza dello sforzo metabolico dovuto alla produzione di latte.

Infatti  la complessa sintesi di alcune sostanze contenute in esso richiede un notevole dispendio energetico.
Basti pensare che per produrre un litro di latte sono richieste 700-800 Kcal che provengono in parte dalla dieta e in parte dai grassi accumulati durante la gravidanza.
Errori nutrizionali durante l’allattamento possono influenzare la quantità e la qualità del latte prodotto. In realtà la qualità del latte tende a rimanere costante a spese delle riserve nutrizionali materne e questo può condurre ad uno stato di malnutrizione materna. Ecco perché in questa sezione dedicata alla donna vorrei guardare l’allattamento dal punto di vista della madre e non del neonato.
Tralasciamo un attimo l’importanza dell’allattamento al seno o la composizione del latte per focalizzare lo sguardo su ciò di cui la donna ha bisogno per non intercorrere in carenza nutrizionale.

Guardiamo innanzitutto al cambiamento, chiedendoci cosa accade nella donna. In seguito al parto si ha una perdita di peso e successive ulteriori perdite nei mesi seguenti. La mobilizzazione dei depositi di grasso corporeo contribuisce alla perdita di peso post-parto. Vi è eliminazione dei liquidi extracellulari precedentemente trattenuti durante la gravidanza. Il volume ematico torna ai livelli pre-gestazionali.

La ghiandola mammaria secerne una notevole quantità di latte in seguito a stimolazione da parte della prolattina, prodotta a sua volta dall’iposifi anteriore. I livelli di questo ormone subiscono un’impennata in concomitanza della diminuzione degli estrogeni ed il progesterone che avviene dopo il parto.
Gli altri ormoni coinvolti nella produzione lattea sono il cortisolo, l’ormone tiroideo, l’insulina e l’ormone della crescita. La paura, la stanchezza, lo stress, i dispiaceri possono limitare l’aumento di prolattina.
Quindi tutto ciò di cui la donna si nutre incide sulla produzione di latte.

A quali nutrienti bisogna prestare attenzione?

  • ENERGIA

Si raccomanda un surplus energetico pari a 500 kcal.
Attenzione, non sono tante. Una pizza le supera di gran lunga, quindi non si è “autorizzate” a mangiare a dismisura. Più che ad una maggiore quantità di alimenti bisognerebbe scegliere una migliore qualità.
Evitare tutti quei cibi nutrizionalmente poveri e carichi di calorie vuote che portano esclusivamente ad un accumulo di grasso corporeo inutile e spesso dannoso.
Inoltre, durante la gravidanza, il corpo della donna ha formato riserve di grassi che vengono messe in moto in questo momento per sostenere l’allattamento. Quindi, se il carico energetico introdotto con la dieta è superiore al fabbisogno si rischia non solo di accumularne di nuovo, ma anche di non smaltire quello messo da parte durante la gestazione.
Al contrario, l’utilizzo continuo durante l’allattamento dei grassi immagazzinati durante la gravidanza contribuisce a recuperare il peso abituale della donna previo al concepimento. Se la donna non allatta dovrà essere eliminato con una dieta dimagrante e attività fisica.

  • PROTEINE

I LARN indicano in 17 g/die nel primo semestre di allattamento e 11 g/die nel secondo semestre.
Queste necessità medie sono stimate a partire dal contenuto proteico del latte e dal suo volume medio giornaliero della sua produzione supponendo una efficacia del 70% nella conversione delle proteine della dieta a proteine del latte. L’assunzione appropriata di proteine è quindi necessaria per una buona produzione di latte.

  • LIPIDI

Il contenuto di grassi del latte materno riflette direttamente la quantità e la qualità di saturazione dei grassi assunti con la dieta della madre. Se si ha restrizione calorica vengono utilizzati in grande quantità i grassi corporei.

Il latte materno contiene anche da 10 a 20 mg di colesterolo/100 ml che porta ad un consumo di oltre 100 mg di colesterolo al giorno per il lattante. Anche in questo caso il contenuto di colesterolo dipende dalla dieta della madre. I livelli di colesterolo nel latte materno di riducono con l’avanzare del periodo di allattamento.

  • VITAMINE

Le assunzione raccomandate di vitamina A sono più elevate e questo obbliga all’introduzione nella dieta di alimenti ricchi come per esempio olio di fegato di merluzzo, burro, panna e formaggi, uova, caviale e vongole, carote, spinaci, endivia, mango, nisperos, pomodori e cachi.
Per la vitamina D le assunzioni raccomandate sono identiche a quelle previste durante la gravidanza. Rimane tuttavia un nutriente critico in ogni fase di ogni essere umano.
Infatti, ne siamo putroppo spesso carenti.
Ricordo che l’unica vera fonte è il sole con i suoi raggi diretti che stimolano la produzione a livello della nostra cute.
Esporsi quindi regolarmente tutti i giorni, nelle ore più calde, per almeno 20 minuti con meno vestiti possibile soprattutto in inverno (chiaramente senza correre il rischio di ammalarsi o di ustionarsi in estate).

E’ necessario inoltre alzare la quota di vitamina E con semi oleosi, frutta secca, olio di semi, burro di arachidi, farina di mais, tonno e sgombro sott’olio, anguilla, scampi, gamberi e gamberetti, calamari, avocado, cereali, asparagi, legumi, burro e uova.

Deve essere poi aumentato l’apporto di tutte le vitamine idrosolubili. In particolare, vitamina C con peperoni e pomodori, brassinacee, fragole, kiwi e papaya, agrumi, verdura a foglia verde, ribes e lamponi, melone e mango, ravanello, porro, fava e fagioli…

vitamine

Tutte le vitamine del gruppo B e quindi l’alimentazione deve essere particolarmente variata e comprendere alimenti ricchi di queste vitamine.  Esse sono coinvolte in numerosissimi processi metabolici.

  • MINERALI

Il calcio e il fosforo sono nutrienti particolarmente necessari per sostenere i fenomeni di calcificazione del bimbo. Il latte materno ne contiene importanti ed adeguate quantità di entrambi. Tuttavia il fabbisogno della madre non varia rispetto agli altri momenti della sua vita.
Diventano invece elementi critici lo zinco, il rame, il selenio, il cromo e lo iodio. Anche in questo caso oltre che a fornirli al bambino, è importate ricaricare le riserve materne.
Vale la pena insistere sull’importanze dell’iodio la cui assunzione raccomandata è massimo proprio durante l’allattamento (200 mg/die) ed il cui contenuto nel latte materno varia in funzione diretta del contenuto nella dieta della madre.
Adeguati apporti di iodio nel neonato evitano i ritardi della crescita che di solito minacciano il bambino nato nelle zone in cui le diete sono deficitarie di iodio.
Esso è infatti legato al corretto sviluppo cerebrale e per la sintesi degli ormoni tiroidei.
Una carenza nella madre può provocare disfunzioni nella tiroide.

Una carenza di zinco può causare nella donna una maggiore suscettibilità alle infezioni, diminuita funzionalità del sistema immunitario, problemi di cicatrizzazione delle ferite, perdita di capelli e alterazioni cutanee.

Per quanto riguarda il ferro, le assunzioni raccomandate sono uguali a quelle di una donna di pari età che non allatta. La limitata quantità di ferro nel latte e l’assenza del ciclo mestruale potrebbe indurre a pensare che il fabbisogno possa essere minore. In realtà è raccomandabile mantenere livelli elevati per due ragioni:

  1. per ripristinare i depositi epatici che si sono impoveriti durante la gravidanza
  2. per recuperare le perdite di ferro conseguenza delle perdite ematiche durante il parto.
  • LIQUIDI

Si raccomanda un incremento di circa 700 ml di acqua al giorno per poter garantire un corretto bilancio idrico nella madre.
Perciò, bere, bere regolarmente durante tutta la giornata senza attendere la sensazione di sete, già sintomo di lieve disidratazione.
Esperienza comune della nutrice è la sensazione di arsura durante la poppata con necessità immediata di idratazione. Una vera e propria bandiera di SOS sventolata dal corpo per far fronte alla necessità di idratazione.
Come bevande utilizzare acqua e tisane limitando tè e caffè e evitando il più possibile gli alcolici. Infatti l’organismo può rilasciare attraverso la ghiandola mammaria sostanze che raggiungono il neonato con il latte, come per esempio l’alcool.
Sfatiamo il mito che alcune bevande fermentate come la birra possiedono un elevato potere galattogeno. O meglio la birra stimola la prolattina, ma l’effetto dannoso dell’alcool sul bimbo oltrepassa il beneficio dello stimolo sulla prolattina.

Il caffè, il tè e altre sostanze stimolanti possono causare irritabilità e disturbi del sonno nel lattante. E’ stata infatti osservata la presenza di caffeina nella secrezione mammaria entro 1-2 ore dall’assunzione. Pertanto, se si ingerisce questo tipo di bevanda è preferibile farlo subito prima o subito dopo l’allattamento.

Infine, nel latte materno passa anche la nicotina del tabacco. Per questo motivo è controindicato fumare in allattamento. Il lattante, come conseguenza, può presentare diarrea, vomito, eccitazione e persino tachicardia.

Ecco come elaboro il tuo percorso nutrizionale