GASTRITE E ULCERA GASTRODUODENALE
Dato che la gastrite riguarda lo stomaco, diciamo due parole sul suo ruolo così da capire meglio tutti i fattori in gioco.
Lo stomaco ha il compito di mantenere una barriera antimicrobica mediante la secrezione di acido, iniziare la digestione attraverso l’azione dell’acido cloridrico e la pepsina, evacuare il chimo nel duodeno, originare segnali di fame e sazietà, produrre e liberare ormoni.
Gli stimoli che attivano la secrezione acida possono essere di tipo nervoso o umorale, e hanno origine nel sistema nervoso centrale, nello stomaco e nell’intestino.
A sua volta, la mucosa gastrica deve difendersi dall’azione delle proprie secrezioni gastriche, dai sali biliari e dagli enzimi pancreatici nel caso che refluiscano dal duodeno.
A tal scopo utilizza la barriera muco-bicarbonato che rende difficile la diffusione dell’acido.
Inoltre, l’epitelio è fornito di particolari prostaglandine che gli forniscono maggiore resistenza verso l’acido e aumentata capacità riparatrice.
Infine, il flusso ematico apporta ossigeno, nutrienti e bicarbonato ed elimina l’acido diffuso e i prodotti tossici.
Descritto velocemente l’organo, passiamo alla malattia. La gastrite è l’infiammazione acuta o cronica della mucosa dello stomaco.
Le forme acute sono quelle più frequenti e sono attribuibili a infezioni, all’azione di agenti irritanti, allo stress, a un’alimentazione scorretta: troppo piccante, troppo grassa, con troppi alimenti che irritano la mucosa, troppi alcolici.
Altre cause possono essere il fumo e l’abuso di farmaci antidolorifici non steroidei (FANS).
Questa classe di farmaci danneggia la mucosa gastrica per contatto e poiché inibisce la sintesi di prostaglandine, alterando le difese e la riparazione della mucosa dello stomaco.
L’eziopatogenesi della gastrite cronica è invece associata a infezioni da Helicobacter pylori, malattie autoimmuni, Morbo di Crohn, disturbi psicosomatici, AIDS, insufficienza renale ed epatica.
Helicobacter pylori è un batterio dotato di flagelli che gli permettono di penetrare e muoversi attraverso la mucosa gastrica.
Ha una potente attività ureasica, essenziale per la colonizzazione e la sopravvivenza nello stomaco. Ne consegue un’infiammazione che riduce i meccanismi difensivi della mucosa.
L’infezione aumenta la liberazione di gastrina che provoca a sua volta una iperproduzione acida. Si intuisce quindi che si crea un circolo vizioso che provoca la cronicizzazione dell’infiammazione dello stomaco.
La sintomatologia è caratterizzata da bruciore di stomaco o pirosi gastrica, dispepsia, alitosi e vomito, crampi addominali e diarrea, inappetenza, meteorismo e flatulenza.
Quando l’azione dell’acido e della pepsina producono la rottura della superficie della mucosa, penetrando nei tessuti più profondi, si sviluppa l’ulcera tanto gastrica quanto duodenale.
Il sintomo caratteristico è il dolore epigastrico di tipo crampiforme, che compare in relazione dei pasti, ma con un andamento differente secondo la localizzazione dell’ulcera: nell’ulcera gastrica il dolore è provocato dal pasto, mentre è migliorato dagli alimenti in quello duodenale. In aggiunta si possono presentare tutti i sintomi della gastrite. A volte però è asintomatica e rimane silente finché non compare un’emorragia digestiva.
Scopri le potenzialità del test del DNA
Come curiamo tutto questo? Gli obiettivi della terapia sono la remissione della sintomatologia, la cicatrizzazione delle lesioni ulcerose nel caso dell’ulcera gastroduodenale ed infine evitare le complicanze e le recidive. Nel caso di presenza di presenza da Hp, è necessario però anche eradicare l’infezione.
Prima di tutto è necessario aiutare la persona nel controllo dello stress. Utile a questo scopo è il rilassamento attraverso la respirazione e l’esercizio fisico. Quando necessario si ricorre ad aiuti psicologici più mirati.
E’ raccomandabile poi astenersi dal fumo e dal consumo di FANS.
Dal punto di vista alimentare meglio limitare il numero di pasti così da contenere gli stimoli quotidiani della secrezione acida, mangiare lentamente, in ambiente tranquillo, masticando molto bene gli alimenti, seguire una dieta equilibrata e bilanciata evitando condimenti eccessivi e tutti quegli alimenti che aumentano la sintomatologia del paziente.
Utile a questo scopo è la Mappa Alimentare.
Ecco come elaboro il tuo percorso nutrizionale
In essa infatti si studia l’idoneità di più di 280 alimenti in base alle caratteristiche genetico-metaboliche, cliniche e fisiologiche della persona.
In tal caso invece che diventare matti a ricordarsi tutto ciò che può scatenare la sintomatologia è sufficiente consultare l’elenco degli alimenti per sapere immediatamente se un determinato cibo aiuta oppure no.
La terapia farmacologica esiste, eccome se esiste! Gli inibitori della pompa protonica, una classe di farmaci utilizzati per controllare la gastrite, è uno dei farmaci più prescritti in Italia.
Il problema è che nel 43% dei casi sono prescritti in maniera inappropriata e fuori dalle indicazioni AIFA (Agenzia Italiana del farmaco).
Quindi prima di arrivare all’utilizzo dei farmaci sarebbe opportuno ricorrere a tutti gli altri mezzi quali le modifiche delle abitudini alimentari e dello stile di vita.
Inoltre, nelle fasi più acute per i cambi di stagione, per momenti di maggiore stress o per tutti quegli eventi straordinari che possono riacutizzare la sintomatologia, si può agire con integratori che aiutano ad oltrepassare l’emergenza.
Quindi utilizzati solo per i periodi più critici e non in maniera continuativa. Questi possono agire nella regolazione della secrezione acida oppure nel sanare la parete dello stomaco danneggiata dalle eccessive secrezioni acide.
Se neanche questi prodotti dovessero essere risolutivi, si passa allora alla cura farmacologica, ma solo nel momento in cui si sono fatti tutti gli altri tentativi.
Anche in questo caso la cura deve essere relativa ad un momento specifico, per il minor tempo possibile e non in maniera continuativa e alla dose efficace più bassa.
Ricalco su questo concetto per il semplice fatto, che come ho scritto qualche riga fa, l’acidità dello stomaco è essenziale come barriera antimicrobica.
Utilizzare un farmaco inibitore della pompa protonica in maniera continuativa significa bombardare e distruggere le nostre armi di difesa. La conseguenza è molto semplice e intuitiva: ciò che sarebbe dovuto essere bloccato alla frontiera dello stomaco, passa indisturbato e arriva all’intestino tenue, dove può prendere dimora e riprodursi.
Si origina così la SIBO (sovracrescita batterica intestinale) con tutte le sue conseguenze.
Per non dire che un uso prolungato di questi farmaci è collegato ad un aumento del 25% degli effetti collaterali quali danno renale, fratture ossee, turbe della memoria, demenza, ridotto assorbimento intestinale di magnesio, calcio, ferro e vitamina B12 con la conseguente sintomatologia causata da un loro deficit.
Scusate! Lungi da me essere polemica, ma alcuni atteggiamenti purtroppo sono molto dannosi.
Inoltre, l’ipo-acloridria provoca indigestione di proteine e grassi e peggiora la dispepsia.
Ancora una volta piuttosto che silenziare un sintomo (la gastrite) con una pasticchina, è più interessante ricercarne le cause per porne rimedio attraverso cambiamenti della quotidianità.
Sappiamo bene però che questo significa mettersi in gioco fino in fondo, combattere ogni giorno con la nostra istintività, ma vuol dire anche prendersi cura di se stessi fino in fondo.
Anche perché spegnere il sintomo porta un triplice fallimento poiché si silenzia il campanello d’allarme, la causa cronicizza perché non viene ricercata e risolta, si originano tutti gli effetti collaterali di una cura prolungata.