Ipertensione

Il termine di ipertensione arteriosa identifica un aumento anomalo e prolungato della pressione arteriosa (PA ≥ 140/90 mmHg).

Nel 90% dei casi non è semplice stabilire le cause che sottendono l’origine della patologia.

Tuttavia, è stato definito un insieme di fattori predisponenti.

Per circa il 30% la possibilità di insorgenza dell’ipertensione è affidata ai fattori genetici.

Infatti, un soggetto che ha dei familiari ipertesi, avrà un maggior rischio di sviluppare la malattia. Altri fattori predisponenti sono rappresentati da alcuni tipi di farmaci (gocce decongestionanti nasali, cortisonici, pillola anticoncezionale, antiacidi contenenti sodio).

Il fumo di sigaretta aumenta la pressione sanguigna restringendo le arterie e danneggia il muscolo cardiaco e gli altri tessuti poiché diminuisce la quantità di ossigeno che essi ricevono. Il sovrappeso e l’obesità, e in particolare il grasso addominale, espone ad un aumentato rischio per malattia cardiovascolare attraverso la sintesi di numerose citochine biologicamente attive.

L’invecchiamento contribuisce poiché si verifica una perdita di elasticità dei vasi sanguigni con riduzione del riassorbimento dei liquidi. Infine il diabete, l’ipercolesterolemia, la sedentarietà, le condizioni di stress sociale e le abitudini alimentari.

ipertensione

Proprio per la correlazione tra ipertensione e alimentazione errata analizziamo insieme come si può agire modificando il nostro modo di stare a tavola.

E’ innanzitutto fondamentale essere in normopeso. Nell’ipertensione primaria, in cui non si riconosce una causa specifica del rialzo pressorio, l’attenzione dietetica insieme all’esercizio fisico è sufficiente a diminuire i valori pressori.

Nella forma secondaria, in cui la causa è nota e può essere trattata e risolta, un’adeguata dietoterapia è in grado di ridurre il quantitativo di farmaci da assumere.

In merito al calo ponderale si è potuto stabilire che una diminuzione del 10% del peso rispetto a quello iniziale può ridurre la pressione arteriosa.

Sottolineo “può” poiché l’innalzamento pressorio non è solo legato al peso ma anche alla distribuzione del grasso viscerale, alla morfologia delle cellule adipose e agli assi ormonali.

Infatti non tutti gli obesi sono ipertesi! Tuttavia davvero utile è seguire un regime alimentare che faccia perdere più grasso corporeo possibile, povero dei nutrienti che innalzano la pressione e ricco di tutti quelli con valore protettivo.

Inoltre, nel percorso nutrizionale si pone anche attenzione a far rientrare anche tutti gli altri parametri ematici eventualmente alterati (glicemia, colesterolo, trigliceridi…).

Innanzitutto, si può poi agire sulla restrizione di sodio. Una restrizione superiore al 50% dei valori abituali porta a una diminuzione dei valori pressori.

Quindi limitare i formaggi stagionati, insaccati e prodotti affumicati. Attenzione anche a tutte quelle forme di sodio non evidenti.

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Alcuni esempi?

Tutti i prodotti industriali, che usano il sodio per aumentare la palatabilità dei piatti e inoltre “diseducano” il nostro palato rendendolo insensibile all’aumento di sodio; salse, condimenti e margarine in cui il sodio serve come conservante.

E i dolci industrializzati? Le gelatine? Le bevande? Ci avete mai pensato?

Il citrato di sodio è un esaltatore di sapore. Infine il dado da brodo, il ketchup, la salsa di soia, la senape ecc… Tutte fonti di sodio di cui non siamo neanche troppo consapevoli.

Il mio consiglio è quello di insaporire i piatti con le erbe aromatiche (aglio, cipolla, basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, origano, maggiorana, sedano, porro, timo, semi di finocchio), le spezie ( peperoncino, zafferano, noce moscata, curry), l’aceto, il succo di limone.

Sono tutti  modi per esaltare il sapore senza bisogno di abusare con il sale da cucina o con alimenti che ne sono ricchi. Scegliere, quando disponibili, le linee di prodotti a basso contenuto di sale.

Non bisogna poi trascurare il quantitativo di sodio contenuto nell’acqua potabile.

Un’acqua potabile si definisce a basso quantitativo di sodio per valori al di sotto di 20 mg/litro. 

Il consumo eccessivo di alcool può causare l’aumento della pressione arteriosa, dei trigliceridi e del tessuto adiposo centrale che ha a sua volta un effetto ipertensivo.

Bere piccole quantità di vino, soprattutto rosso, durante i pasti principali, sembrerebbe favorire un aumento di omega-3 circolanti in funzione antinfiammatoria, un modesto, ma significativo, abbassamento dei valori pressori e un aumento di colesterolo HDL.

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Infine, un altro elemento presente nelle nostre abitudini giornaliere è il caffè. Al suo interno purtroppo c’è la caffeina con azione ipertensiva.

Occhio quindi anche a tutte quelle bevande e alimenti che la contengono: il tè, il chinotto, la coca cola, la cioccolata, il cacao ecc…. Infine, lo stesso effetto ipertensivante è dato anche da un eccessivo consumo di liquirizia.

Al contrario, sono di aiuto calcio, potassio, magnesio e i folati.

Il potassio bilancia il sodio. Infatti, oltre al basso tenore di sodio anche un concomitante aumento di potassio si è rivelato utile nel diminuire i valori pressori. 

E’ consigliabile mangiare pesci di acque profonde che sono ricchi di acidi grassi essenziali, come il salmone, il merluzzo, gli sgombri e il tonno.

Gli acidi grassi omega-3 nei pesci tendono a rilassare le pareti delle arterie, riducendo la pressione sanguigna.

Rendono anche il sangue più liquido e con meno probabilità di coagulo. Condire con moderazione preferendo olio extravergine di oliva a crudo in quanto riduce la pressione arteriosa.

Quella sistolica trae beneficio dal consumo di acido linoleico.

Infine impegnarsi in regolare esercizio fisico per 30 o 40 minuti tre o quattro volte a settimana. In particolare l’esercizio di tipo aerobico ha dimostrato di abbassare la pressione sanguigna e prevenire gli attacchi di cuore.