Obesità

In Italia, come in ogni parte del mondo, il sovrappeso e l’obesità sono in crescita, tanto che si parla di globesity. Questo fenomeno non è più circoscritto solo ai paesi industrializzati, ma si sta estendendo anche a tutti quelli in via di sviluppo. Un bel paradosso!

L’obesità è una patologia multifattoriale a componente multigenica sulla quale intervengono fattori ambientali, tra cui la dieta gioca uno tra i ruoli più importanti.

L’eccessivo apporto calorico, l’aumento della dimensione delle porzioni, l’esigenza di mangiare quotidianamente fuori casa, spesso nei ristoranti fast-food, e la qualità del cibo, sono aggravati dalla eccessiva sedentarietà e dai ridotti livelli di attività fisica.

Infatti, affinché l’obesità si manifesti occorre che i soggetti geneticamente predisposti siano esposti ai fattori ambientali appena elencati.

Esiste inoltre, una obesità di tipo educativo per cui la persona non è neanche geneticamente predisposta, ma è stata fatta crescere in un ambiente obesogeno che ne ha favorito lo sviluppo.

Esistono anche forme legate all’attività ipotalamica ed endocrina, ma sono molto più rare.

L’obesità viene identificata con il BMI: il rapporto fra il peso dell’individuo espresso in chilogrammi e il quadrato dell’altezza espresso in metri.

obesità e sovrappeso

Il BMI è inoltre correlato positivamente al grasso corporeo, allo sviluppo di varie patologie e al loro indice di mortalità.

Purtroppo però il BMI non da indicazioni sulla composizione corporea del soggetto, ossia sul rapporto fra massa grassa e massa magra. A tal scopo è necessario misurare la circonferenza vita, addome e fianchi. La circonferenza addominale con cut off 102 cm negli uomini e 88 cm nelle donne, è un indice della presenza di un eccesso di grasso nella regione addominale e rappresenta un fattore predittivo di molte patologie metaboliche. Altro fattore di rischio è rappresentato da un rapporto vita-fianchi >0.9 nei maschi e >0.85 nelle femmine.

Inoltre, personalmente mi lascio aiutare anche da uno splendido strumento chiamato adipometro. E’ un ecografo in grado di misurare i millimetri di grasso corporeo e di identificare se si tratta di grasso sottocutaneo metabolicamente attivo oppure di grasso di riserva, metabolicamente morto. Permette inoltre di visualizzare la componente muscolare sia da un punto di vista quantitativo sia qualitativo. Infatti un errore imperdonabile è quello di focalizzare tutta l’attenzione sul grasso quando si parla di obesità. Io preferisco valutare anche la componente muscolare per un duplice motivo. Da una parte per controllare che durante il dimagrimento venga persa la massa grassa e non la massa magra. D’altro canto i muscoli sono il motore metabolico per cui piuttosto che fare una dieta troppo rigida che farebbe addormentare ancora di più un metabolismo già lento, è più opportuno lavorare con una dieta ben bilanciata dal punto di vista di nutrienti, ricca di sali minerali e vitamine che sostengono le reazioni biochimiche, con un buon apporto di acqua e risvegliare la componente muscolare attraverso l’attività fisica. Così si riaccendono i motori!

Facciamo un veloce focus sul tessuto adiposo per capire meglio perché dobbiamo fare di tutto per sbarazzarcene. Le cellule che compongono il grasso corporeo rispondono in modo rapido alle alterazioni nutrizionali aumentando sia di numero sia di grandezza. Di conseguenza, il flusso sanguigno è ridotto generando ipossia che richiama cellule del sistema immunitario e in particolar modo i macrofagi. L’infiltrazione dei macrofagi nel tessuto adiposo è unita alla necrosi (morte cellulare) degli adipociti. La loro morte induce il reclutamento di altri macrofagi e durante la necrosi il contenuto cellulare è rilasciato nello spazio extracellulare dove provoca una risposta infiammatoria. Un bel circolo vizioso!

Scopri le potenzialità del test del DNA

Inoltre, personalmente mi lascio aiutare anche da uno splendido strumento chiamato adipometro.

E’ un ecografo in grado di misurare i millimetri di grasso corporeo e di identificare se si tratta di grasso sottocutaneo metabolicamente attivo oppure di grasso di riserva, metabolicamente morto.

Permette inoltre di visualizzare la componente muscolare sia da un punto di vista quantitativo sia qualitativo. Infatti un errore imperdonabile è quello di focalizzare tutta l’attenzione sul grasso quando si parla di obesità. Io preferisco valutare anche la componente muscolare per un duplice motivo.

Da una parte per controllare che durante il dimagrimento venga persa la massa grassa e non la massa magra.

D’altro canto i muscoli sono il motore metabolico per cui piuttosto che fare una dieta troppo rigida che farebbe addormentare ancora di più un metabolismo già lento, è più opportuno lavorare con una dieta ben bilanciata dal punto di vista di nutrienti, ricca di sali minerali e vitamine che sostengono le reazioni biochimiche, con un buon apporto di acqua e risvegliare la componente muscolare attraverso l’attività fisica.

Così si riaccendono i motori!

Facciamo un veloce focus sul tessuto adiposo per capire meglio perché dobbiamo fare di tutto per sbarazzarcene.

Le cellule che compongono il grasso corporeo rispondono in modo rapido alle alterazioni nutrizionali aumentando sia di numero sia di grandezza.

Di conseguenza, il flusso sanguigno è ridotto generando ipossia che richiama cellule del sistema immunitario e in particolar modo i macrofagi.

L’infiltrazione dei macrofagi nel tessuto adiposo è unita alla necrosi (morte cellulare) degli adipociti.

Come elaboro il tuo percorso nutrizionale

La loro morte induce il reclutamento di altri macrofagi e durante la necrosi il contenuto cellulare è rilasciato nello spazio extracellulare dove provoca una risposta infiammatoria. Un bel circolo vizioso!

Inoltre, fino a qualche tempo fa si pensava che gli adipociti fossero solo dei contenitori passivi di trigliceridi e acidi grassi.

Purtroppo non è così, perché si è scoperto che il tessuto adiposo si comporta come un vero e proprio organo in grado di sintetizzare centinaia di proteine con varie funzioni e coinvolti in diversi processi metabolici. Sensibilità all’insulina, stress ossidativo, metabolismo energetico, coagulazione sanguigna e risposte infiammatorie, solo per fare alcuni esempi. 

Cosa facciamo durante la visita? Si parte sempre con una anamnesi clinica per individuare se ci sono altre condizioni patologiche a cui prestare attenzione.

Si indaga sulla situazione fisiologica con particolare attenzione alla digestione e a tutta la sintomatologia ad essa correlata. Si ripercorre la storia ponderale e l’evoluzione dell’obesità. Si indagano poi le possibili cause scatenanti l’aumento di peso. Si chiede quindi il contesto alimentare consueto e la presenza di attività fisica. Si prendono insieme le misure corporee e, se il paziente acconsente, si fa l’esame con l’adipometro.

Io normalmente propongo anche un test del DNA in modo da elabora una dieta altamente personalizzata. Il DNA determina le caratteristiche delle reazioni biochimiche che si verificano nell’organismo le quali hanno bisogno di vitamine, sali minerali e altre sostanze che sono fondamentali per la loro corretta riuscita. Il concetto di idoneità alimentare entra proprio a questo livello: se si conoscono le caratteristiche del motore attraverso uno studio accurato del DNA si può sapere qual è il tipo di carburante adeguato per farlo funzionare al meglio. Al contrario di ciò che si pensava fino a qualche anno fa il DNA non è il destino della persona, ma l’espressione genica può essere modulata in senso positivo o negativo con l’introito degli alimenti. L’alimentazione diviene un’arma nel campo della prevenzione e terapia. 

Infine si fissano insieme gli obiettivi a breve e lungo termine. Fra questi ultimi vi sono il raggiungimento della meta finale della perdita ponderale, il mantenimento del risultato ottenuto e il rientro nei range dei parametri fisiologici alterati.

obesità e sovrappeso

E’ consigliabile un programma globale di terapia che preveda l’azione combinata di dieta, aumento dell’attività motoria spontanea e pratica regolare di attività fisica e terapia comportamentale. La terapia comportamentale riguarda la gestione a lungo termine dell’obesità stessa, aiutando il paziente a sviluppare le capacità necessarie a modificare in modo stabile e permanente il suo stile di vita. L’obiettivo non è solo dimagrire ma mantenere nel tempo un peso corporeo ragionevole.

L’adozione di uno stile di vita attivo viene considerato parte integrante anche in considerazione degli effetti positivi indotti sullo stato di salute generale e sull’efficienza fisica, nonché per le ripercussioni favorevoli prodotte sulla sfera psicologica.

Aiuta sia nel raggiungimento dell’obiettivo sia sul suo mantenimento a lungo termine. Tuttavia, può essere adottato anche in un secondo momento quando il peso corporeo e la motivazione lo permettono.

Infatti, talvolta fare attività fisica con un peso eccessivo per la struttura muscolo-scheletrica della persona può non essere adeguato.

Quindi meglio partire alleggerendo tale struttura con il piano alimentare per poi introdurre una maggiore motilità.

Attenzione a non farsi fregare dalla fretta! Infatti un calo ponderale troppo veloce può produrre una esagerata perdita di massa magra, rischio di carenze nutrizionali e facile recupero del peso perduto.

Di contro però un calo troppo lento conduce alla demotivazione e all’abbandono.

Bisogna raggiungere una buona via di mezzo. 

Difendo assolutamente l’equilibrio fra i macronutrienti in modo da garantire uno stato di salute ottimale per il paziente e in modo da ricercare la massima sostenibilità della dieta.

Evito le regole dietetiche estreme e rigide assumendo periodicamente cibi favoriti, altrimenti il paziente rischierebbe di andare alla ricerca del cibo proibito, possibile motivo di abbandono della dieta.

obesità e sovrappeso

Infine, do un occhio al microbiota intestinale. Infatti, esso è l’ago della bilancia per mantenere l’equilibrio fra tutti gli organi.

I microbi intestinali, quando danneggiati, contribuiscono all’instaurarsi di un lieve stato infiammatorio che sta alla base di patologie metaboliche tra cui l’obesità stessa.

Mentre mangiamo, all’intestino giungono messaggi provenienti da tutto il corpo e, a sua volta, esso genera risposte che vengono veicolati fino al fegato, al tessuto adiposo, al cervello e a tutti gli altri organi per informarli sullo stato nutrizionale.

Essi vengono quindi informati su quanta energia possono spendere e quanta accumulare. Poiché questo dialogo è responsabile dello stato di salute dell’intero organismo, l’intestino controlla ogni informazione che spedisce attraverso strettissime giunzioni che formano la barriera intestinale.

Se la barriera viene danneggiata, a causa di una alimentazione non adeguata, aumenta la permeabilità intestinale e diminuisce il controllo sui messaggi inviati al resto del corpo. Può quindi essere compromesso il controllo sull’appetito, sull’omeostasi del glucosio e sul sistema infiammatorio. 

E’ stato invece dimostrato che una dieta ricca di prebioti favorisce la crescita dei batteri con azione benefica per il microbiota intestinale, rinforzando la barriera intestinale e promuovendo gli ormoni che controllano la glicemia, l’appetito, l’accumulo di grasso e lo stato infiammatorio.

Spesso è necessario sostenera la salute del microbiota con uno specifico protocollo di fermenti lattici studiati ad hoc per la persona.

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