Sindrome dell'intestino irritabile

La sindrome dell’intestino irritabile (o IBS) consiste in un insieme di sintomi che si originano nel colon senza una causa evidente.

L’intestino non presenta alcun cambiamento nella sua anatomia. Si manifesta nel 10-20% della popolazione dei paesi industrializzati. 

Può essere conseguenza di una interazione complessa del tratto gastrointestinale e del sistema nervoso centrale. Infatti lo stress è un fattore chiave!

Inoltre, sembra che alla base del suo sviluppo vi sia una comunicazione alterata tra encefalo, fibre nervose innervati l’intestino e muscoli intestinali.

Normalmente queste fibre muscolari hanno il compito di far transitare il cibo lungo tutto il tubo digerente. Se esse sono stimolate troppo o troppo poco il transito sarà o troppo veloce o troppo lento.

Infatti, la IBS è definito come un disturbo digestivo motorio. Il problema è capire perché esiste questa alterazione nella stimolazione dei muscoli intestinali.

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Per aumentare il bollore in pentola, di recente è stato osservato che persone con colon irritabile presentano spesso focolai infiammatori di piccole dimensioni nella mucosa intestinale.

Questo farebbe pensare ad una malattia di tipo infiammatorio.

Non si sa ancora però se i focolai sono una delle cause scatenanti la patologia o una conseguenza che concorre al mantenimento della sintomatologia. In tutti casi conosciamo bene la stretta associazione tra stress e infiammazione. Per cui è un po’ come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina.

Sicuro è che si crea un circolo vizioso che mantiene vivo sia lo stress sia lo stato infiammatorio locale e generale.

L’alterazione dell’alvo è la caratteristica clinica più comune, normalmente si alternano episodi di stipsi con periodi di diarrea, generalmente con il predominio di uno dei due sintomi. Il dolore addominale è di intensità e localizzazione variabile, raramente altera il sonno.

La sua frequenza aumentata con l’ingestione di alimenti e/o con lo stress, e migliora con l’eliminazione di gas e con la defecazione.

Si associa a distensione addominale, eruttazione, flatulenza, aumento del muco fecale, pirosi, nausea, vomito, dispepsia funzionale, disturbi urinari e ginecologici, cefalea, lombalgia, fibromialgia. Inoltre, per motivi ancora poco chiari, la IBS è spesso accompagnata anche da problemi di natura psichica, come attacchi di panico, ansia, agorafobia, alterazioni del sonno e depressione. 

Come viene diagnosticato?

La diagnosi non è per nulla semplice a causa della aspecificità dei sintomi che sono comuni con tante altre patologie intestinali. Inoltre, manca un test diagnostico specifico. Spesso si arriva alla diagnosi di IBS per esclusione con tutte le altre patologie con sintomatologia sovrapponibile. Sicuramente è utile effettuare una scrupolosa anamnesi clinica. Inoltre, si può fare riferimento ai Criteri di Roma che sono un elenco di criteri diagnostici per definire la diagnosi e guidare al trattamento. 

Si può definire IBS in presenza di

  • Disturbi o dolore addominale per 12 settimane o più negli ultimi 12 mesi, con le seguenti caratteristiche:
  1.     migliora con la defecazione
  2.     associato ad un cambiamento nella frequenza delle deposizioni
  3.     associato ad un cambiamento nella consistenza delle feci

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  • Presenza di due o più dei seguenti sintomi in almeno un quarto delle occasioni dei giorni:
  1.     alterazione della frequenza della defecazione (più di 3 al giorno o meno di 3 per settimana)
  2.     consistenza anormale delle feci (troppo dure o liquide)
  3.     alterazione nell’eliminazione delle feci (sensazione di urgenza, sensazione di eliminazione incompleta, sforzo alla defecazione)
  4.     evacuazione di muco
  5.     sensazione di distensione addominale.

Fatta la diagnosi, si procede con il trattamento.

Qui è utile a mio avviso fare una grande premessa. Ossia la sindrome da intestino irritabile è una malattia con andamento cronico in cui si alternano momenti silenti  e momenti di riacutizzazione.

I benefici che si possono ottenere non sono immediati, ma richiedono tempo e grande costanza. Quindi i cambiamenti nello stile di vita devono essere una scelta definitiva altrimenti non si ottiene alcun vantaggio.

Comunque non si tratta di una patologia grave e non incide negativamente sulla normale aspettativa di vita della persona.

sindrome intestino irritabile

Poiché non si conoscono le cause scatenanti, gli obiettivi terapeutici sono la riduzione della sintomatologia e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti.

Chiaramente nelle scelte da effettuare io mi lascio guidare dalla gravità delle manifestazioni.

Infatti, nei casi clinici meno gravi,è sufficiente l’adozione di un piano dietetico adeguato, un riposo notturno appropriato, la pratica costante di esercizio fisico.

L’attività fisica riduce lo stress, promuove la motilità intestinale e favorisce un senso di benessere.

Bisogna poi agire con una efficace terapia antistress per imparare a riconoscere le cause di stress e a gestirle in modo da non lasciarsi schiacciare da esse.

A volte può essere utile l’assunzione di integratori a base di estratti di piante o con minerali e vitamine coinvolti nella gestione dello stress.

Invece nei casi clinici moderati-gravi, è indispensabile l’aggiunta di una terapia farmacologica ad hoc e, talvolta, può essere utile la psicoterapia proprio per il legame che questa patologia ha con il sistema nervoso centrale. 

Il piano dietetico deve essere povero di grassi, poiché essi stimolano la motilità del colon, e ricca di proteine e carboidrati.

Il quantitativo di fibra è selezionato in base alle caratteristiche dell’alvo. Bisogna prestare attenzione agli alimenti che favoriscono la flatulenza (cipolla, cavolo, anguria, legumi…) così come alle sostanze eccitanti, piccanti e bevande gassate e alcoliche, alimenti contenenti lattosio e glutine. 

In casi ben specifici è utile una dieta FODMAP con un graduale reinserimento nel tempo delle sostanze mal digerite. In tal modo si consente all’intestino di abituarsi con gradualità alla loro digestione. 

Ecco come elaboro il tuo percorso nutrizionale

Utile poi non saltare i pasti poiché mangiare regolarmente favorisce la regolarità intestinale. Inoltre aumentare il numero di pasti giornalieri, diminuendo la quantità di cibo assunto, riduce il carico di lavoro ad opera dell’apparato digerente.

Per regolare l’alvo è sempre utile un adeguato apporto di acqua.

Un counseling ben fatto aiuta anche a identificare quali sono gli stimoli che inducono la comparsa della sintomatologia in quella specifica persona. Infatti sono stati identificati diverse situazioni che fungono da trigger (grilletto) per la IBS. Queste possono essere

  • l’assunzione di alcuni cibi particolari
  • lo stress eccessivo
  • le alterazioni ormonali per esempio il ciclo mestruale
  • alcune malattie infettive del tratto gastrointestinale.

Il test del DNA sul metabolismo generale o, quando si ha il sospetto, anche sulla gestione del lattosio e del glutine è utile poiché guida in maniera più dettagliata sulla scelta degli alimenti che possono essere utilizzati con maggiore tranquillità rispetto a quelli con i quali è necessaria una maggiore cautela.

Inoltre può essere utile il Healthy Gut + Dysbio test per verificare la presenza, la localizzazione e la gravità di una possibile disbiosi intestinale e per definire se c’è un danno nella parete intestinale che ne altera la permeabilità.

In caso di positività è utile riequilibrare il microbiota attraverso l’utilizzo di un protocollo specifico di probioti. 

Nel follow up si valuta come il paziente sta reagendo al percorso intrapreso, se sono necessarie ulteriori misure correttive e si definisce il piano di reintegro degli alimenti.

Fisiologicamente durante la giornata si producono in media 200 ml di gas all’interno dell’intestino. Tuttavia si può arrivare fino a 1000 ml.

L’aumento della produzione può essere generata da un cambiamento quantitativo oppure qualitativo della composizione del microbiota intestinale che può produrre alterazioni funzionali motorie e/o anomalie viscero-percettive.

In questi casi quindi non si svuota bene l’intestino dal gas prodotto oppure si ha una maggiore sensibilità percettiva ai fastidi intestinali.

Nell’82% dei casi il gonfiore compare dopo mangiato. Si presenta con sensazione di pancia piena, distensione, eccesso di gas, necessità di eruttare o evacuare, gorgoglio intestinale, brontolio dello stomaco.

Può essere localizzato nell’epigastrio (metà superiore dell’addome) o nell’ipogastrio (parte inferiore dell’addome) o in entrambe le zone. Ha una stretta relazione con il consumo eccessivo di carboidrati, fibre, cibi grassi e bevande gassate.

Può avere inoltre un andamento circadiano con una minore intensità al mattino, peggioramento verso sera e miglioramento durante la notte.

Inoltre si ha una minore intensità con la posizione supina, mentre la sensazione peggiora con la posizione eretta.

C’è forte correlazione con il ciclo mestruale in cui si verifica un peggioramento nella fase pre-mestruale oppure durante la fase mestruale. Infine un grande nemico è rappresentato dallo stress poiché esso agisce sia in maniera diretta sul peggioramento del gonfiore sia in maniera indiretta agendo sulla causa principale.

Per esempio sotto stress, un intestino già pigro o diarroico o infiammato peggiora ulteriormente la situazione manifestando di conseguenza maggiore gonfiore. Per non dire la forte associazione fra lo stress e la disbiosi intestinale e quindi ancora una volta nel peggioramento della salute dell’intestino.

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Prima di tutto un’accurata anamnesi per definire l’eziopatogenesi, distinguere fra distensione e gonfiore e raccogliere tutti i sintomi associati.

Indagare su stile di vita e dieta. Si possono poi utilizzare alcuni test diagnostici come il test del DNA per valutare semplicemente le caratteristiche generali del metabolismo.

In alternativa o in aggiunta, se si ha un sospetto di malassorbimento del lattosio oppure del glutine, si possono eseguire i test genetici specifici per verificare la funzionalità enzimatica della lattasi o del complesso HLA.

Il risultato genetico, le informazioni cliniche e fisiologiche della persona servono poi per  definire il grado di idoneità degli alimenti in modo da discernere in maniera più accurata quali alimenti peggiorano il gonfiore e quali invece possono essere di aiuto.

Tutte queste informazioni sono racchiuse nella Mappa Alimentare.

Inoltre è necessario un piano nutrizionale per definire come ruotare gli alimenti durante la settimana e come associarli.

Infine è possibile fare anche il test Gut Healthy + Sibo per verificare la presenza, la localizzazione e la gravità della disbiosi intestinale e per definire se c’è un danno nella parete intestinale che ne altera la permeabilità.

Nella maggior parte dei casi è indispensabile riequilibrare il microbiota attraverso l’utilizzo di un protocollo specifico di probioti.

Nel follow up si valuta come il paziente sta reagendo al percorso intrapreso, se sono necessarie ulteriori misure correttive oppure test diagnostici strumentali.