La ritenzione idrica è la tendenza del corpo ad accumulare liquidi negli spazi interstiziali, ossia tra cellula e cellula.

Essa non è la cellulite.

Sebbene abbiano in comune alcune cause scatenanti e parte del processo di formazione, sono due fenomeni differenti.
Altro nota bene è che la ritenzione idrica può essere collegata a patologie cardiovascolari, renali, epatiche, tiroidee o al sistema linfatico.
In questi casi invito a consultarsi con lo specialista di riferimento. Al contrario, possiamo proseguire insieme.

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La ritenzione idrica è un fenomeno multifattoriale, cioè diversi fattori concorrono alla sua origine e formazione.

Vi è un aspetto genetico legato all’attività ormonale, fragilità capillare e circolazione sanguigna.
La conformazione della persona: il biotipo ginoide (fisico a pera con  accumulo di grasso corporeo per lo più nella parte inferiore del corpo) predispone maggiormente alla formazione di ritenzione idrica rispetto a quello androide (fisico a mela con accumulo di grasso soprattutto nella parte addominale).
Fondamentale è poi il profilo ormonale e in particolare degli ormoni femminili (estrogeni e progesterone), degli ormoni responsabili del controllo dei fluidi nel corpo (aldosterone e ormone antidiuretico) e infine cortisolo e insulina. Concorre poi il malfunzionamento del microcircolo.
Infatti la circolazione venosa riporta il sangue al cuore e questo trasporto è agevolato dalla compressione muscolare, elasticità dei vasi e presenza di valvole lungo il decorso dei vasi che impediscono il reflusso del sangue.
Se il funzionamento non è ottimale, si verifica un rallentamento del circolo sanguigno, che provoca un ristagno di sostanze tossiche e di scarto che vengono difficilmente smaltite.
La persistenza di queste alterazioni porta ad un meccanismo degenerativo progressivo che può provocare edema e infiammazione.
Al contrario, la contrazione muscolare favorisce il buon funzionamento del sistema venoso e linfatico e spinge il sangue verso il cuore.
Questo favorisce lo scambio delle sostanze, l’eliminazione delle tossine ed evita il ristagno dei liquidi.
Quindi la vita sedentaria o posizione statiche da sedute o in piedi protratte a lungo, mancanza di attività fisica e scarsa massa muscolare contribuiscono all’istaurarsi di ritenzione idrica.
Altro fattore importante è lo stress sia di tipo fisico sia psicologico: vita frenetica, eccessiva fatica fisica e/o mentale, scarso riposo notturno, lutto, malattie… sono tutte condizioni che portano ad un aumento di cortisolo, l’ormone dello stress, che se prodotto in eccesso porta a diversi effetti dannosi per l’organismo tra cui la ritenzione idrica.
< h3>Attenti anche a quello che si indossa.

Per esempio tacchi alti e punte strette, vestiti troppo stretti alterano la postura ed ostacolano la circolazione sanguigna e linfatica.

Purtroppo anche alcuni farmaci hanno come effetto collaterale il ristagno di liquidi: per esempio gli anticoncezionali, quelli a base ormonale, gli ipotensivi e gli antinfiammatori.

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Infine, diete sbilanciate e dimagrimenti repentini con successiva ripresa di chili corporei.

Anche la stitichezza può contribuire poiché ostacola il deflusso venoso a livello dell’addome.

I sintomi più comuni della ritenzione sono la sensazione di pesantezza, stanchezza e gonfiore soprattutto negli arti inferiori, braccia, addome e in alcuni casi anche in viso.
Per poter valutare se si è in presenza di accumulo di liquidi si può far un test molto casalingo: affondare le dita per qualche secondo nella zona che si sente gonfia.
Se nel momento in cui si toglie la pressione si forma sulla cute una fossetta, allora c’è ritenzione.
Ricordo che siamo difronte ad un fenomeno reversibile, quindi si può agire con dieta, idratazione, stile di vita e attività fisica.
Di seguito esaminiamo chiaramente i punti conformi alla mia professione e quindi dieta e idratazione.

""<brSemplicemente si è iniziato a fornire al corpo un’abbondanza di micronutrienti che ha “risvegliato” le cellule, ha permesso loro di lavorare meglio e di conseguenza le cellule hanno avuto bisogno di un maggior quantitativo di acqua al loro interno.
Si è quindi verificata una ridistribuzione di quel che già c’era e che non veniva usato. Fra i micronutrienti vorrei soffermarmi in particolare su sodio e potassio.
Il potassio favorisce maggiormente gli scambi cellulari e richiama più acqua all’interno della cellula.

Gli alimenti ricchi in potassio sono frutta, alcune verdure, legumi, noci, carne e cereali.
Tuttavia, è in equilibrio con il sodio per cui non va eliminato dalla dieta perché un suo deficit ha conseguenze dannose al pari di un suo eccesso.

Secondo l’OMS l’apporto giornaliero ottimale di sodio è di 2 grammi che equivalgono a 5 grammi di sale da cucina.
Vorrei solo ricordare di stare attenti all’aggiunta di sale perché gli alimenti lo presentano naturalmente e vi sono fonti che ne sono particolarmente ricche: tutti i cibi industrializzati, i panificati, i formaggi, gli alimenti stagionati, affumicati e già pronti.
Adottare una alimentazione con frutta e verdura soprattutto cruda.
In questo modo l’organismo può assicurarsi una buona dose di vitamina C, che, se in rapporto ottimale con le vitamine A ed E, contribuirà al buon funzionamento dei capillari.
Gli alimenti più ricchi di vitamina C, sono agrumi, ananas, kiwi, fragole, ciliegie, ecc. e tra le verdure e gli ortaggi lattuga, radicchi, spinaci, broccoletti, ecc. broccoli, cavoli, cavolfiori, pomodori, peperoni…

Ridurre tutto ciò che può portare ad infiammazioni, anche silenti.
L’infiammazione peggiora gli scambi cellulari e aumenta la ritenzione idrica, diminuendo il volume intracellulare.
Seguire quindi una dieta anti-infiammatoria. Molte delle informazioni sopra riportate ritornano utili anche a questo scopo.

Ritenzione idrica: quanto bere?

Bere il giusto quantitativo di acqua.

Nei casi di ritenzione, la soluzione non sta nel bere di meno, ma piuttosto bere adeguatamente e poi fare in modo che i liquidi si ri-distribuiscano in modo più corretto.
Bere circa 1,2- 1,5 l di acqua al giorno minimamente mineralizzata. In realtà questo quantitativo di base deve essere modulato in base al peso corporeo della persona.
Infatti maggiore è il peso corporeo maggiore è il quantitativo di acqua che deve essere introdotto durante la giornata.
Si deve poi stimare l’attività lavorativa e fisica, la temperatura esterna e il grado di umidità, la sudorazione, il tipo di dieta.
Infatti, una dieta povera di frutta e verdura ossia alimenti naturalmente ricchi di acqua, richiede un maggior quantitativo di acqua da bere.
E infine tutte quelle condizioni particolari che determinano disidratazione come vomito e diarrea.
Inutile completare questa sezione con l’invito a condurre una vita attiva, svolgere regolare attività fisica, adottare posture corrette, dormire regolarmente e limitare le condizioni di stress.

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