Questa tappa che va dai 3 ai 10 anni è caratterizzata da una crescita stabile. Ogni bambino presenta un modello di accrescimento personale con brevi momenti di crescita, seguiti da periodi di latenza.
Ciò coincide con modificazioni del tutto simili dell’appetito e delle modalità di assunzione. La dipendenza familiare in parte viene meno e le relazioni si ampliano ad altri ambiti. La scolarizzazione permette al bambino di acquisire un certo grado di autonomia nell’alimentazione poiché alcuni pasti vengono fatti fuori casa, nelle mense scolastiche.
In questo periodo si consolidano le abitudini alimentari e in questo processo hanno enorme importanza i fattori educativi, tanto in seno alla famiglia che nella scuola.
Nella acquisizione delle abitudini alimentari intervengono fattori genetici, ambientali e culturali che talvolta sono difficili da distinguere. I fattori ambientali su cui si può intervenire sono principalmente quelli di trasmissione sociale tra gruppi familiari e non familiari.
L’influenza dei compagni e l’importanza dell’imitazione hanno un ruolo essenziale incorporando nuove abitudini alimentari che agiscono sulle pratiche alimentari proprie della famiglia.
Perciò è fondamentale che la famiglia sappia dare al figlio corrette abitudini alimentari e che la scuola dia un’informazione e un supporto sufficiente per svilupparli o modificarli nel caso non fossero corretti. La mensa potrebbe essere infatti un ottimo strumento di educazione alimentare e sanitaria.
L’esercizio fisico supporta la crescita, lo sviluppo muscolo scheletrico e psicosociale, facilita una diminuzione dei depositi grassi e previene le patologie a lungo termine della vita adulta.
Gli indici di sovrappeso e obesità in giovane età vengono riscontrati sempre più frequentemente e dipendono da vari fattori tra i quali predominano uno stile di vita sedentario, la mancanza di attività sportiva, la mancanza di gioco attivo che dovrebbe occupare il bambino almeno un’ora al giorno oltre alla attività sportiva vera e propria.
Quindi per almeno un’ora al giorno il bambino dovrebbe correre, saltare, inseguire una palla, camminare…. pensiamo alla quotidianità dei nostri figli….
Recenti sondaggi hanno rilevato che i bambini fanno spesso uno sport almeno una volta a settimana ma poi restano fermi davanti a uno schermo per più di due ore al giorno.
Paradosso che va giudicato perché purtroppo quella ora di sport strutturato alla settimana non esonera il bambino dal gioco attivo che dovrebbe svolgere quotidianamente. Una informazione estremamente utile è che durante l’attività fisica i bambini consuma come carburante molto più i grassi rispetto agli zuccheri, al contrario di quello che succede in un’età adulta.
Questo significa che di fronte ad un bambino in sovrappeso e obesità l’attività sportiva è davvero un grande alleato della dieta perché lo aiuterà proprio a smaltire quel surplus di grassi che ha accumulato.
Durante l’infanzia una nutrizione adeguata è essenziale per il mantenimento di un buono stato di salute e per una crescita ed uno sviluppo ottimali, ma questi periodi della vita offrono importanti opportunità per acquisire abitudini alimentari salutari che potranno persistere durante tutta la vita.
La necessità energetiche si calcolano valutando le assunzioni associate ad una crescita regolare e dovranno essere calcolate in base al tipo di attività quotidiana e sportiva che il bambino supporta quotidianamente e settimanalmente. Tuttavia il fabbisogno energetico crolla rispetto alle necessità del lattante.
Si passa infatti da 115 Kcal/kg di peso corporeo a un quantitativo inferiore a 100 Kcal/kg peso corporeo nel periodo dai 6 mesi ai 3 anni e continuando a diminuire fino ai 10 anni dove già si scontra un diverso fabbisogno tra i maschi e femmine, rispettivamente 68 e 59 Kcal/kg peso corporeo.

Anche per quanto riguarda le proteine vi è una diminuzione molto marcata passando dai 2,1 gr/ kg peso corporeo del lattante a 1,25 gr/ kg peso ai 10 anni di vita. Questo anche dovuto al fatto che la loro funzione come materia prima per l’accrescimento è ridotta perché diminuisce la velocità di crescita del bambino.
Per quel che riguarda i carboidrati grande attenzione a limitare il più possibile gli zuccheri semplici che contribuiscono a obesità e carie. Educare invece il più possibile al consumo di cereali integrali e alla grande varietà che questa famiglia offre.
Non esistono infatti solo pane, pasta e patate, ma possiamo usufruire di una incredibile varietà di cereali: miglio, farro, orzo, avena, segale e tanti altri. In tal modo si aumenta il quantitativo di vitamine, minerali e soprattutto fibre di cui la nostra alimentazione è sempre molto deficitaria.
Altre accortezze sono un buon apporto di acidi grassi essenziali, quindi oli vegetali, pesce, frutta secca e semi.
Tra le vitamine e i minerali troviamo ancora una volta calcio e ferro.
Per raggiungere un buon apporto di calcio si può alternare l’acqua che normalmente viene bevuta in casa con acqua ricca di calcio, facilmente rintracciabile nei supermercati.
Non posso fare i nomi commerciali, se avete bisogno di aiuto nella selezione sarò felice di supportarvi. Comunque cicli distribuiti durante l’anno fanno bene a tutta la famiglia, ai bimbi in crescita, ai nonni e alle mamme se stanno allattando o se hanno avuto o sono in gravidanza. Ai babbi non farà certo male!
Ultime accortezze sono di non abituare il palato del bambino a cibi eccessivamente salati o dolci allo scopo di limitare l’assunzione durante la vita. Soprattutto per quel che riguarda i dolci una ingestione ricorrente porta a squilibri dietetici poiché vengono scelti a discapito di tanti altri con una densità di nutrienti maggiore e calorica minore.
Il momento del pasto deve essere piacevole per cui non bisogna forzare il bambino per mangiare.
Si deve creare un ambiente sereno e tranquillo. Bisogna insegnare una buona masticazione e un corretto utilizzo degli utensili da tavola. Non si deve utilizzare il cibo come castigo o ricompensa.
Le attitudini dei familiari verso gli alimenti influirà in modo notevole nell’attitudine del bambino verso gli stessi.
Per questo i genitori dovranno stabilire orari regolari per i pasti e fare in modo che il bambino faccia una adeguata colazione.
Gli alimenti nuovi dovranno essere offerti all’inizio del pasto, quando la fame è maggiore, e si dovranno presentare in una forma che risulti gradevole agli occhi del bambino.
Concedere il bis dell’alimento preferito solo dopo che il bambino ha mangiato una porzione di tutti i cibi previsti in quel determinato pasto.
Il rischio è che consumando sempre e solo i cibi graditi a discapito di tutti gli altri vada incontro ad una alimentazione monotona, ripetitiva e con il rischio di carenze nutrizionali.
Se il bambino decide di propria iniziativa di non mangiare all’ora del pasto si dovrà attendere il pasto successivo previsto. Non mangerà nel momento che abbia fame nell’orario che intercorre nei due pasti regolari. Questo con lo scopo di educarlo ad una regolarità alimentare.
La composizione della dieta e dei pasti deve essere studiata in base alla velocità di crescita, la quotidianità e l’attività sportiva che il bambino svolge e in base alle abitudini familiari poiché il percorso nutrizionale deve abbracciare tutti gli aspetti di quel bimbo.